Che cos’è la GUERRA
Tratto da “La via del ritorno” di E.M.Remarque, ed. Oscar Modadori.
Il libro descrive il ritorno in patria dei combattenti tedeschi dopo la I Guerra Mondiale, che debbono sostenere le umiliazioni e l’acredine di chi pensa che loro sia la colpa della sconfitta. Inoltre scoprono che dentro sé stessi hanno un vuoto incolmabile, come annientati nei lontani campi di battaglie.
Riportiamo un brano significativo in cui uno dei compagni sopravvissuti decide di arruolarsi nuovamente per ritrovare lo spirito cameratesco perduto e un altro che gli spiega le vere cause della guerra. Le parole di un grande scrittore valgono molto più delle pagine di storia per spiegare la frustrazione di coloro che ritornarono dalla guerra e le cause della guerra stessa.
… Rahe gira a gran passi per la stanzetta di Luigi, e pare davvero che sia fuori di posto fra quelle pareti che racchiudono libri, silenzio, lavoro – come se il vero elemento di quel viso chiaro e tagliente sopra l’uniforme grigia fossero soltanto le trincee, la lotta, la guerra. Egli punta le braccia sul tavolino e si china verso Luigi. La luce della lampada piove sulle sue spalline, e dietro a lui scintillano i quarzi della collezione.
« Luigi» dice perplesso « che facciamo qui veramente? Guàrdati intorno: vedi come tutto è insulso e sconsolato. Noi siamo incresciosi a noi e agli altri. I nostri ideali sono falliti, i nostri sogni infranti, e ora ci aggiriamo in questo mondo di persone sagge e di pescicani come donchisciotti sbalestrati in terra straniera. » Luigi lo guarda a lungo. « Credo che siamo malati, Giorgio. Abbiamo ancora la guerra nelle ossa. » Rahe approva. « E non potremo liberarcene mai. » « Invece si » ribatte Luigi « altrimenti tutto sarebbe stato invano. » Rahe dà un balzo e picchia un pugno sulla tavola. « E stato invano, sicuro, Luigi, ed è questo che mi fa impazzire! Che uomini si era allora, quando andammo al campo, in quel turbine d'entusiasmi! Pareva che fosse spuntata un'era nuova, tutti i vecchiumi, la muffa, le mediocrità, le partigianerie, via, tutto era spazzato via, ed eravamo una gioventú come non s'era vista mai! » Egli stringe il pezzo di cristallo come fosse una bomba a mano. I suoi pugni tremano. «Luigi » continua « io sono stato in molte trincee, ed eravamo tutti giovani, accoccolati intorno a un misero moccolo, in attesa, e sopra a noi infuriava il fuoco d'interdizione come un terremoto. Non s'era piú cappelle e sapevamo che cosa ci aspettava, sapevamo a che s'andava incontro - ma, caro Luigi, in quelle facce, nella penombra, sotto terra, c'era piú che fermezza, piú che coraggio, più che disprezzo della morte. La volontà di un avvenire diverso era in quei visi duri e impietriti, e c'era quando si andava all'assalto, e c'era ancora quando si moriva! Di anno in anno si divenne più silenziosi, molte cose si sfrondarono, ma quell'una rimase. E ora, Luigi, ora dov'è andata a finire? Capisci tu come possa esser affogata in questo pantano di ordine, dovere, femmine, regolarità e tutto quanto costoro chiamano vita? No, quella era la vita, allora, e dimmi pur mille volte che odii la guerra, noi siamo vissuti, veramente vissuti allora, perché eravamo insieme e perché dentro di noi ardeva qualcosa che valeva ben più di tutta questa schifezza! » Il suo respiro è affannoso. « Dev'essere stato per qualche cosa, Luigi. Una volta, per un istante, quando si parlò di rivoluzione, ho pensato: Ecco, adesso viene la liberazione, la corrente torna indietro e travolge e si scaverà un letto nuovo - e, perdio, avrei dato una mano anch'io! Ma il torrente fu disperso in mille rigagnoli, la rivoluzione diventò il pomo della discordia tra chi andava in cerca di posti e posticini, fu diluita, imbrattata, assorbita da professioni, relazioni, famiglie, partiti. No; non fa per me. Vado dove so di trovare ancora il cameratismo. »
Luigi si alza. La sua fronte è infocata. I suoi occhi sfavillano. Egli fissa Rahe. « E perché, Giorgio, sai perché? Perché ci hanno ingannati, ingannati come forse non sospettiamo nemmeno. Perché si è orribilmente abusato di noi! Ci dissero patria e intendevano i progetti d'occupazione di un'industria famelica; - ci dissero onore e intendevano i litigi e i desideri di potenza d'un pugno di diplomatici ambiziosi e di principi; - ci dissero nazione e intendevano il bisogno di attività di alcuni generali disoccupati! » Prende Rahe per le spalle e lo scrolla. « Capisci? Nella parola patriottismo hanno pigiato tutte le loro frasi, la loro ambizione, la loro avidità di potenza, il loro romanticismo bugiardo, la loro stupidità, il loro affarismo e ce l'hanno presentato poi come un ideale radioso. E noi abbiamo creduto che fosse la fanfara trionfale di un'esistenza nuova, forte, possente. Capisci? Abbiamo fatto la guerra contro noi stessi, senza saperlo. E ogni proiettile che colpiva nel segno, colpiva uno di noi. Stai a sentire, te lo strillo negli orecchi: la gioventiù del mondo s'è messa in moto, e in ogni paese ha creduto di combattere per la libertà! E in ogni paese l'hanno ingannata abusandone, in ogni paese ha combattuto per interessi anziché per ideali, in ogni paese s'è massacrata ed estirpata a vicenda. Non capisci? Non c'è che una lotta: la lotta contro la menzogna, la mediocrità, il compromesso, il vecchiume! Noi invece ci siamo lasciati irretire nelle loro frasi e abbiamo combattuto per loro anziché contro di loro. Credevamo che si trattasse dell'avvenire. Si andava invece contro l'avvenire. Il nostro avvenire è morto, perché è morta la gíoventú che lo reggeva. Noi non siamo che superstiti, rottami rimasti. Ma l'altra parte vive, quella sazia e sodisfatta, vive sazia e sodisfatta che mai! Per questo son morti i malcontenti, gli irrequieti, gli impetuosi! Pensaci! Una generazione è stata distrutta. Una generazione di speranze ,di fede, di volontà, di forza, di capacità fu ipnotizzata in modo che ha distrutto se stessa a cannonate, pur avendo in tutto il mondo le stesse mète! » La sua voce è roca. I suoi occhi son pieni di singhiozzi e di bagliori selvaggi. Noi siamo balzati in piedi. « Luigi» dico ponendogli un braccio intorno al collo. Rahe prende il berretto e ributta il minerale nella setta. « Arrivederci, Luigi, vecchio camerata! » ...
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